Agenzia del Tempo Libero (ATL)
7 Maggio 2014
MERCATO DEI SAPERI II
9 Maggio 2016
Progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione generale per il volontariato, l’associazionismo e le formazioni sociali
Direzione II – Associazionismo sociale – iniziative formative e di informatizzazione e progetti sperimentali ai sensi della L. 7/12/2000 n. 383 art. 12 lettere d) e f) – anno finanziario 2004

L’idea da cui è nato il progetto

La presente proposta nasce letteralmente sul campo. L’AIPD ha inteso “dare gambe e testa” alla voglia di essere autonomi, da parte degli adolescenti con sindrome di Down .

Nel 1989, a Roma, il primo Corso di Educazione all’Autonomia per adolescenti con Sindrome di Down ha il fine di stimolare e sostenere la crescita nell’autonomia di tali persone.


È un grande successo: a questa prima esperienza seguiranno ogni anno nuove edizioni, rivolte a ragazzi e ragazze Down tra i 15 e i 30 anni e frequentate a Roma dai 16 allievi del I anno fino ai 65 del 2003.
Al momento si contano 21 corsi attivi sul territorio nazionale, con un coinvolgimento di oltre 400 giovani con questa disabilità.
Obiettivo del “Corso” è offrire ai ragazzi la possibilità di acquisire nuove competenze per l’inserimento sociale nella vita di tutti i giorni, fuori dalle mura domestiche (la comunicazione, l’orientamento, l’uso dei mezzi di trasporto, il comportamento stradale, gli acquisti, l’uso dei servizi) attraverso un itinerario di apprendimento teorico-pratico, in un contesto di gruppo prevalentemente ricreativo e gratificante, in cui i ragazzi si sentano protagonisti e vengano così anche rinforzati nell’assunzione del loro essere “grandi”.
Parallelamente al “Corso” vengono proposti ai genitori degli incontri per riflettere insieme sull’esperienza vissuta dal figlio e come essa possa essere riportata e rafforzata nella vita a casa, nonché sulle problematiche connesse al momento esistenziale dei loro figli.
Il progetto educativo elaborato in questi anni, oltre ad aver permesso di verificare cambiamenti positivi nei giovani partecipanti, sia sul piano delle competenze (saper fare), sia sul piano dell’identità (saper essere), ha stimolato una maggiore consapevolezza nei genitori ed ha suscitato ulteriori esperienze verso l’inserimento lavorativo e la realizzazione di nuove forme di residenzialità per disabili.

 

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